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Vigevano

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Rassegna Letteraria Vigevano 2018

Premio Mastronardi: chi l’ha vinto e perché.

Come la rassegna letteraria, anche il Premio Letterario Città di Vigevano quest’anno era legato al tema del limite: i tre romanzi finalisti, scelti dalla giuria tecnica composta da Ermanno Paccagnini, Luigi Mascheroni, Laura Lepri e Paolo Perazzolo hanno tutti a che fare con la necessità di misurarsi con la perfezione o con l’Assoluto, sia rispettando che infrangendo il limite. I tre romanzi affrontano in modo diverso l’idea che il ruolo storico e sociale della letteratura ha nel racconto del nostro presente. Ogni giorno sembra spostare un po’ più in là l’idea di ciò che può essere considerato un limite. A partire dalla comune convinzione che la letteratura possa essere uno strumento fondamentale per cogliere ciò che accade attorno a noi e che, così com’è, ci appare difficile, se non impossibile, pensare o riconoscere.

Ecco quindi le motivazioni:

3° classificato: Laura Pariani, “Di ferro e d’acciaio”:

«Cadenzato sull’alternanza fra capitoli nei quali accadono i momenti fondamentali della Passione e quelli intitolati a una serie di figure femminili, di invenzione o ispirate a personaggi storici, il romanzo si snoda come il resoconto di un duplice viaggio: quello di Maria N, la sorvegliata 23 217, vestita interamente di nero, che bussa alle porte della città, incurante dei divieti, per avere notizie del figlio Jesus N, un giovane col chiodo fisso dell’impegno ecologico e sociale, portatore di un messaggio di fratellanza universale, arrestato per attività sediziose; e quello dell’operatrice H478, incaricata di seguirla e controllarla attraverso un nano-drone, dapprima infastidita da quella donna, poi via via sempre più messa in crisi e conquistata dal suo ostinato amore materno».

2° classificato: “Una piccola fedeltà” di Luca Saltini

«Saltini è autore dalla lunga fedeltà alla narrazione più classica; e questo romanzo rende ragione della piena maturità che ha raggiunto dopo tre libri in ognuno dei quali, come in questo, l’impronta del narratore di razza è riconoscibile, oltre che da una scrittura sempre più ferma e corposa, quasi materica, dalla dedizione che l’autore riserva ai suoi personaggi, all’intrecciarsi delle relazioni, ai loro destini, ma soprattutto allo scavo delle loro caratteristiche più intime. Tuttavia, poiché Saltini è narratoreì contemporaneo, diffida dagli psicologismi per consegnare, invece, ai gesti, perfino alla carne dei suoi protagonisti, l’incedere dell’indagine in profondità».

1° classificato: Rosella Postorino, “Le assaggiatrici”:

«La storia di Rosa Sauer, giovane moglie trasferitasi da Berlino nella Prussia orientale, che scende a compromessi per sopravvivere nel 1943 potrebbe essere quella di ciascuno di noi di fronte alla difficoltà  suprema: affrontare ogni giorno la morte invece della vita, affidandosi al caso. La roulette russa di Rosa è legata alla Storia con la S maiuscola, ma Rosella Postorino ha voluto concentrarne l’essenza su un universo totalmente individuale: Rosa è una delle assaggiatrici del Fuhrer, ma, come le altre protagoniste di questo romanzo, è soprattutto una donna e una persona normale. Colpa e innocenza, ferocia e sopraffazione, relazione e rituale, coraggio e amore, ma anche paura, attaccamento alla vita, meschinità  sono alcuni dei temi che

Postorino ha coagulato dentro una storia che è prima di tutto umana. La zona grigia di coloro che non sono eroi né vittime, che non sono generali né ribelli è al centro di un racconto che conquista perché assolve il compito più arduo della letteratura: proporsi come universale, darsi come paradigma, rappresentare una parabola, uno stile, una cultura, un’idea rimanendo accessibile e trasversale».

 

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