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Vigevano

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Disuguaglianza e discriminazione

Stiamo educando alla disuguaglianza e alla discriminazione. C’è chi a mensa mangia quello che viene cucinato, chi si porta il panino da casa, chi elemosina gli avanzi, chi spera di mangiare a sbaffo, chi ha bisogno di un aiuto per leggere, contare e scrivere, chi vuole parcheggiare davanti al portone della scuola e chi incolpa sempre e solo i professori se il proprio erede ha preso una nota per non aver fatto i compiti. Tra tutti questi, ovviamente, c’è chi ha pieno diritto di ricevere aiuto ma, per quello che leggo e sento intervistando i diretti interessati, la sensazione è che siamo noi adulti ad aver perso di vista il senso del diritto e del dovere. Partiamo dalla mensa: ci sono almeno 120 famiglie cosiddette morose, che non hanno cioè pagato il servizio di ristorazione scolastica per mesi e forse anni. L’amministrazione si difende dicendo che chi è davvero in difficoltà può rivolgersi ai servizi sociali e, tramite questi, potrà accedere al servizio mensa, oppure può attrezzarsi e far portare al proprio bimbo il pasto da casa. Settimana scorsa però qualcosa non ha funzionato. Alcuni bambini si sono visti sottrarre la tovaglietta perché mamma e papà non avevano pagato il pasto.

Poi c’è il discorso della dislessia, discalculia e così via. Da quanto mi risulta, i centri in cui si può fare una visita, o accertamento dei cosiddetti disturbi dell’apprendimento hanno liste d’attesa bibliche. E bibliche sono anche le code che si formano nei pressi delle scuole all’orario di entrata e di uscita perché mamma e papà devono parcheggiare il più possibile vicino al cancello della scuola, chissenefrega se in doppia o terza fila.

Infine, il discorso compiti. Maledetti compiti che sottraggono tempo, e soldi, a bimbi e genitori e cattivi quei prof che rifilano pagine e pagine da studiare per la verifica che ci sarà tra una settimana.

Come sempre, il mio è un invito alla riflessione. È palese che sul discorso mense qualcosa vada corretto e, a parer mio, va rivisto da parte di tutti. Se 120 famiglie non hanno pagato la mensa ma ci sono i servizi sociali cui rivolgersi, allora i casi sono due: o tra questi 120 ci sono davvero i soliti furbetti, o l’aiuto erogato dai servizi sociali non è adeguato alla domanda.

Passiamo allo studio: che comporti fatica lo sanno anche i sassi, consapevoli anche del fatto che non tutti possono prendere 10 sia in italiano che in matematica. Da che mondo e mondo, però, abbiamo imparato quasi tutti a leggere e contare e non è certo un po’ di pigrizia o di disamore dello studio che può fare dei nostri bimbi delle persone con disturbi dell’apprendimento. (Lo preciso di nuovo: so benissimo che questi problemi esistono e che chi davvero ne soffre deve essere aiutato).

Infine i parcheggi: ai miei tempi c’era il pulmino, almeno fino alle elementari. Poi c’era la bicicletta e le proprie gambe. Oggi, anche a pochi mesi dalla maggiore età, scarichiamo i nostri figli davanti al portone, e solo perché non ci è consentito entrare in cortile o perché direttamente in classe.

Tutto ciò premesso, facciamo tutti un piccolo esame di coscienza. Esistono diritti ed esistono doveri. Essi dovrebbero essere uguali per tutti. C’è il diritto all’istruzione, che comporta il dovere di fare i compiti, di applicarsi, di studiare anche se non ci piace, se è faticoso o se vorremmo fare altro. Poi c’è l’articolo 3 della Costituzione che sancisce quale «compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale» al fine di garantire pari dignità sociale senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. E poi c’è il codice della strada, che vieta la sosta in seconda fila o davanti ai passi carrai. Quanti, di noi adulti, ce li ricordiamo? Quanti, invece, si sono abituati al “e ma però…”, “tanto lo fanno tutti…”, “mio figlio ha diritto a giocare e riposare…”?

Come già anticipato, questo mio post vuole solo essere un invito alla riflessione. Lascio a ciascuno di voi il tirare le conclusioni.

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