Edoardo Maffeo dialoga con Gabriella Maldifassi, che esporrà e comporrà le sue particolari e intense creazioni.
Letture a cura di Rita Volpati
“Amo raccontare ciò che non si vede, con il mio personale linguaggio.
Lascio che la voce, una frase, una risata o i ricordi di chi non c’è più mi parlino attraverso le dita che palpano il tessuto asciutto, lo stropicciano, lo fanno suonare. Solo quando ne ho percepito l’essenza da immortalare, da fissare, passo alla trasformazione in scultura da parete, che appartiene alla serie
delle mie Atarassie.
Ogni piega è voluta per mostrare la complessità dell’individuo e del legame che ho con lui, quel pezzo di strada, lungo o corto non importa, che abbiamo percorso insieme. Ciò che ne risulta, a cristallizzazione avvenuta, mi sorprende sempre, perché le contorsioni della stoffa molto spesso non sono cercate, si generano autonomamente. Quasi a dire l’ultima parola, a puntualizzare, ad attirare la mia attenzione. A farmi domandare perché, a riflettere, a indagare ulteriormente l’oggetto. A volte
passo giorni a immaginare scenari guardando la forma bianca, senza decidermi a intingere il pennello in alcun colore.
Poi, d’un tratto, tutto diventa chiaro e so esattamente cosa fare. E il pennello che alla fine lucida il ritratto è come una carezza fatta alla persona, un ringraziamento per ciò che mi ha donato.
Vivo in simbiosi con l’oggetto e l’essere umano che rappresenta, sino alla conclusione, anche per settimane. È esaltante, a volte doloroso; è energia che passa da me all’opera, lasciandomi esausta ma felice.”
Gabriella Maldifassi, si lascia alle spalle la professione forense alternando l’attività artistica
a quella di scrittrice e storica della gastronomia, anche se da cinque anni si dedica quasi
esclusivamente alla prima.
Partecipa a partire dal 1986 a mostre collettive e personali in Italia e all’estero. E’ anche
organizzatrice di eventi artistici e nel 2016 diventa PR di AIAPI – Associazione Internazionale Arti Plastiche Italia, partner dell’Unesco.
Partecipazione libera