ANTONIO PIZZUTO – dalla Questura alla Letteratura
Continua la rassegna “Celesti e poetiche solitudini” dedicata a personalità geniali e tormentate nella letteratura con un incontro sulla vita di Antonio Pizzuto.
Antonio Pizzuto è stato uno scrittore, traduttore e poliziotto italiano;
nel 1915 si laurea in Giurisprudenza e nel 1918 è arruolato, con il grado di Vicecommissario, nella Polizia di Stato.
Si laurea in filosofia e nel 1930 viene chiamato a Roma, al Ministero dell’Interno, con incarichi nella Polizia Internazionale .
Oltre ad essere un eccellente traduttore dal greco e latino, oltre che un profondo conoscitore della lingua inglese, francese e tedesca, ha affrontato un innovativo percorso narrativo, operando una rivolta stilistica per rappresentare la realtà e non per narrarla.
La sua prosa è pura musica, la quale non necessita in sé di una sua spiegazione.
È la filosofia della conoscenza a impregnare le sue pagine, il suo sguardo cerca di cogliere e rendere sulla pagina la molteplicità del reale.
Oggi l’analisi dei suoi testi potrebbe offrire un’occasione per un possibile studio sul futuro del romanzo e sulla sua capacità di leggere la realtà, ma Pizzuto, a causa dei suoi testi magmatici, oscuri, ermetici e il suo stile impervio a ogni convezione, è stato confinato nell’oblio letterario.
Oggi l’analisi dei suoi testi potrebbe offrire un’occasione per un possibile studio sul futuro del romanzo e sulla sua capacità di leggere la realtà, ma Pizzuto, a causa dei suoi testi magmatici, oscuri, ermetici e il suo stile impervio a ogni convezione, è stato confinato nell’oblio letterario.
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