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MARCELLO VENEZIANI con TONI CAPUOZZO – Rassegna Letteraria 2018

  • Date evento
    Inizio: 26/10/2018
    Fine: 26/10/2018
    Indirizzo

    Cavallerizza del Castello
    Via Rocca Vecchia - Vigevano

     

    Contatti
    Email: ---
    Sito web: ---
    Orari
    ---
  • Descrizione

    MARCELLO VENEZIANI con

    TONI CAPUOZZO

    Conduce Luigi Mascheroni

     

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. Proviene da studi filosofici. Ha fondato e diretto riviste, ha scritto su vari quotidiani e settimanali. È stato commentatore della Rai. 

    Si è occupato di filosofia politica scrivendo vari saggi tra i quali La rivoluzione conservatrice in Italia, Processo all’Occidente, Comunitari o liberal, Di Padre in figlio, Elogio della Tradizione, La cultura della destra e La sconfitta delle idee (editi da Laterza), I vinti, Rovesciare il 68, Dio, Patria e Famiglia, Dopo il declino (editi da Mondadori), Lettere agli italiani. 

    È poi passato a temi esistenziali pubblicando saggi filosofici e letterari come Vita natural durante dedicato a Plotino e La sposa invisibile, e ancora con Mondadori Il segreto del viandante e Amor fati, Vivere non basta, Anima e corpo e Ritorno a sud. Dopo Lettera agli italiani (2015) ha pubblicato di recente Alla luce del Mito e Imperdonabili, tutti con Marsilio, e Tramonti (Giubilei Regnani).  

    Il '68 ha fatto i figli e perfino i nipoti. È andato al potere ed è diventato conformismo di massa, anzi, sostiene Marcello Veneziani, canone di vita. Ha creato luoghi comuni e nuovi pregiudizi, codici ideologici, da rispettare implacabilmente per essere ammessi al proprio tempo, come il politically correct. Ma nel 2008, quarant'anni dopo, i sessantottini cominciano a farsi sessantottenni, ed è forse giunto il momento di fare i conti con la loro opera e la loro eredità. Questo viaggio nella "piccola preistoria" degli attuali pregiudizi è compiuto con spirito omeopatico: un veloce insieme di schizzi e frammenti, di flash e immagini, foto di gruppo e istantanee di pensiero. Uno zapping lampeggiante animato da un triplice progetto: descrivere in breve cosa fu il '68, narrare cosa resta e quali sono le sue rovine oggi ingombranti e, infine, capovolgere il '68 attraverso l'uso creativo e trasgressivo della tradizione.

    “Jan Palach fu l’unico sessantottino che scontò la protesta sulla propria pelle. Gli altri incendiarono il mondo pensando a se stessi, lui incendiò se stesso pensando al mondo. Entrambi amarono la libertà in modo diverso. Lui affrontò i carri, gli altri la carriera”.

    “Il ’68 fu un movimento di liberazione ma non di libertà. La liberazione implica il desiderio di emanciparsi anche dalla propria identità, dall’appartenenza a una famiglia, a un luogo, a una lingua, a una religione, a una civiltà, a ogni tradizione. La libertà piena, invece, implica la responsabilità e il dovere, persegue un fine, esige il rispetto degli altri, si coniuga con la tradizione, riconosce il merito personale e la realtà. L’opposto del ’68. È libertà per l’essere e non per disfarsi dell’essere”.

    “Ci vorrebbe un Sexaginta octo per rilanciare il latino cancellato dal 68 e dintorni. Riaffiora il latino in Chiesa e la mente va a Cristina Campo e Jorge Luis Borges che difesero invano l’ordo missae; e poi torna nella mente la prima infanzia. Era l’ultima messa in latino nella cattedrale del mio paese, con un’offerta di venti lire per sedere nel coro, a fianco di mio padre. Ho ancora negli occhi, nel naso e nelle orecchie, la bellezza di questo rito, il profumo dell’incenso, il mistero di quelle parole. Ti sentivi connesso alla rete del Signore. Il prete si rivolgeva a Dio e non gli dava le spalle per compiacere i fedeli come se la messa fosse un’assemblea condominiale o un comizio per cercare consensi; le parole sussurrate e antiche, il mistero di quelle formule, i canti gregoriani, promanavano il sacro e avvicinavano al Signore. La messa non è una soap opera, non è necessario capire le parole; è un rito di comunione con Dio e non un foglio d’istruzioni per montare una lavatrice. Chi dice che il mistero di quelle parole serviva per sottomettere il volgo al dominio del clero non si rende conto di quanti linguaggi iniziatici e d esoterici è infarcito il gergo corrente, dalla tecnologia alla finanza, dai misteri criptati di un computer ai labirinti fiscali. La casta sacerdotale ha lasciato l’egemonia alla casta dei tecnici, burocrati e commercialisti. Ciascuna setta ha il suo latinorum”.

    (Fonte: http://www.marcelloveneziani.com/bibliografia/rovesciare-il-68/)

    Toni Capuozzo

    Nato da padre napoletano e madre triestina a Palmanova, ha vissuto per un anno a Cervignano del Friuli, dove risiedeva all'epoca la sua famiglia.

    Consegue la maturità classica presso il Liceo Classico "Paolo Diacono" di Cividale e si laurea in Sociologia all'Università di Trento. Inizia l'attività di giornalista nel 1979, lavorando a Lotta Continua, per la quale segue l'America Latina, e diviene professionista nel 1983. Dopo la chiusura di Lotta Continua scrive per il quotidiano Reporter e per i periodici Panorama Mese ed Epoca. Durante la Guerra delle Falkland (1982) ottiene un'intervista esclusiva al grande scrittore Jorge Luis Borges[1].

    Successivamente, si occupa di mafia per il programma Mixer di Giovanni Minoli. È inviato per la trasmissione L'istruttoria. In seguito, collabora con alcune testate giornalistiche del gruppo editoriale Mediaset (TG4, TG5, Studio Aperto), seguendo in particolare le guerre nell'ex Jugoslavia, i conflitti in Somalia, in Medio Oriente e in Afghanistan e l'Unione Sovietica.

    Vicedirettore del TG5 fino al 2013, dal 2001 cura e conduce Terra!, settimanale del TG5 per dieci anni e poi in onda su Retequattro, sotto la direzione di Videonews. Ha tenuto inoltre, su Tgcom24, la rubrica Mezzi Toni. Sarà poi inviato in Russia per i Mondiali 2018.

    Attività teatrale

    Nel 2009 Capuozzo ha messo in scena, con Mauro Corona e il complesso musicale di Luigi Maieron, "Tre uomini di parola", uno spettacolo i cui proventi finanziano la costruzione di una casa-alloggio per il centro grandi ustionati di Herat (Afghanistan).

    Nella stagione 2009-2010 è stato direttore artistico del «Festival del Reportage» di Atri (Abruzzo). Nel 2011, con Vanni De Lucia, ha messo in scena "Pateme tene cient'anni", una storia di padri e di patrie. Ha curato per anni l'editoriale in ultima pagina della rivista el Touring Club Italiano.

    Il ‘68 è stato moltissime cose immateriali: la musica, i poster, Bandiera Gialla alla radio, la scoperta dei «giovani» a livello planetario. Ed è stato anche molte cose materiali: l’eskimo e le Clarks, le minigonne, gli stivaletti, il mangiadischi, il ciclostile e il megafono. Ha generato nuovi modi di fare politica tra autogestioni e assemblearismo, di stare insieme nelle comuni o nelle famiglie aperte, di viaggiare tra nomadismo e misticismo. Ma è stato anche luoghi, alcuni mitizzati: la Trieste di Basaglia, Venezia e Porto Marghera, Trento e Sociologia, Milano e la Zanzara, Firenze, con l’Isolotto e Barbiana, Torino e la Fiat, Pisa e la Normale, Roma e Valle Giulia, la Sicilia di Mauro Rostagno e di Danilo Dolci. Prendetela, questa guida, come le briciole di Pollicino. Piccole tracce per un pellegrinaggio per niente compunto. Ma lo spirito del ’68 è lì a ricordarvi che i sentieri tracciati non sono l’unica via per conoscere e attraversare il bosco.

    (Fonti:  HYPERLINK "https://it.wikipedia.org/wiki/Toni_Capuozzo" https://it.wikipedia.org/wiki/Toni_Capuozzo; https://www.lafeltrinelli.it/libri/toni-capuozzo/andare-i-luoghi-68/9788815275400)

     

    Ore 21.00

     

    Biblioteca Civica L. Mastronardi
     

     

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    Inizio: 26/10/2018
    Fine: 26/10/2018
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    Cavallerizza del Castello
    Via Rocca Vecchia - Vigevano

     

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