“Piccole gabbie quotidiane”
Personale di Pier Gagliardi
A cura di Chiara Milesi
Nel corso del nostro sviluppo psicologico creiamo delle aree delimitate da specifici confini che manterremo per adattamento durante tutta la nostra esistenza, queste gabbie mentali non saranno necessariamente invariabili, ma potrebbero generare convinzioni limitanti che ci porteranno ad assimilare luoghi comuni come verità assolute.
Anche se non ancora capaci di esprimere pienamente la complessità dei sentimenti provati, già da bambini elaboriamo ciò che succede intorno a noi, metabolizzando l’informazione che potrebbe sembrare sopita nel nostro inconscio, pronta a dimostrarsi anche a distanza di numerosi anni. Proprio così è nata, infatti, la prima opera di questa serie legata alle gabbie mentali di Pier Gagliardi. Quelle che, però sembrano simpatiche casette giocattolo, racchiudono una riflessione molto più profonda.
Questa serie di gabbie parte da un primo lavoro legato ad un trauma infantile durante il quale l’artista è stato obbligato ad abbandonare la propria fanciullezza attraverso una sorta di iniziazione gettando tutti i suoi adorati giocattoli: così oggi, l’uomo ha ricostruito fedelmente i suoi vecchi amici in legno chiudendoli però in una gabbia, evitando nuovamente di restituirgli il loro ruolo originario.
Sulla base di questa riflessione tra ruoli originari e ruoli dati da nuove convinzioni mentali si sono poi sviluppate tutte le altre gabbie che rispecchiano non soltanto la realtà dell’artista, ma una realtà molto più globalizzata.
La donna che vive nell’opulenza data da un ipotetico marito ma che rimane intrappolata nel suo luogo comune di mantenuta, in una gabbia che, pur dorata, rimane un limite; la donna che, non più consapevole di quale sia la realtà, rimane apatica su una poltrona fissando il vuoto, inerme e incapace di uscire dalla sua gabbia, un uomo con le sembianze di un Bacco circondato da cibo e oro, grasso e vittima della lussuria non si rende conto di rimanere seduto all’interno di un circolo vizioso che non lo condurrà in alcun dove; o ancora una pistola che rimane chiusa in una gabbia, ma che è pronta a sparare in caso di intromissione dall’esterno.
Ognuna di queste opere ci porta a riflettere su quanto, all’interno di queste gabbie esista un ambiente “reale” che rimane tale solo se dall’esterno non subisce intromissioni, ma che è pronto a crollare davanti alla realtà aperta ed esterna alla gabbia. Ecco perché sarebbe limitante vedere queste opere soltanto come esperienza privata dell’artista e non come limite che ognuno di noi vive quotidianamente. Le nostre convinzioni plasmano il nostro modo di agire e riflettono l’eventuale gabbia entro cui siamo seduti, non sempre disposti ad uscire perché il cambiamento spaventa sempre.
Ogni oggetto contenuto in queste gabbie ha però già subito una prima trasformazione soltanto entrando nella gabbia poiché ha perso il proprio ruolo iniziale a favore di una nuova convinzione provocata da eventi esterni, quindi nulla esclude che la realtà possa cambiare ulteriormente generando nuove gabbie, oppure inserendosi in un contesto di più ampio respiro semplicemente uscendo dalla gabbia stessa.
Il messaggio di Pier Gagliardi potrebbe quindi portarci a riflettere infine su come, nel processo di costruzione delle nostre gabbie, non dobbiamo creare entità fisse ed immobili, ma concezioni variabili, modellabili e aperte al cambiamento così da non costringere le nostre idee entro la gabbia dei luoghi comuni.
Vi sembrano ancora soltanto dei giochi?
Inaugurazione: Venerdi 22 Marzo – ore 18
