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Vigevano

Vigevano
I Tesori nascosti dell'Archivio

Alle origini delle nostre famiglie

Ogni amministrazione statale, fin dai tempi più antichi,  necessita, a cadenza di anni, di un censimento sulla propria popolazione.

Un censimento non è altro che una raccolta di dati sempre aggiornati sulle persone che vivono in quel momento nello Stato o in una data località. In sostanza una “scansione” del Paese: qui in Italia l’ente preposto a queste registrazioni è l’ISTAT , ovvero l’Istituto Nazionale di Statistica, il quale si occupa non solo di ricerche sulla popolazione, ma anche sul commercio e sull’industria, allo scopo di monitorare le attività del Paese.

Per quanto riguarda Vigevano e la condizione dei suoi cittadini nel corso dei secoli, qui in Archivio Storico abbiamo testimonianze e documenti a partire dal ‘500 fino ad arrivare ad oltre la metà del 1800.

Ma andiamo con ordine.

Il primo censimento conservato è opera di Simone del Pozzo, cancelliere comunale vigevanese vissuto dal 1492 al 1580 circa, che nel 1553 redige un “il Libro dei Fuochi”, un registro in cui si elencano i “focolari”, cioè i nuclei famigliari suddivisi nelle tre parrocchie cittadine (Sant’Ambrogio, San Dionigi e San Cristoforo). Si tratta di un documento di grandissimo interesse perché riporta i dati numerici, economici, professionali della popolazione del tempo.

Dobbiamo poi fare un “salto” di più di 2 secoli per trovare un altro censimento, datato intorno al 1753, chiamato “Minute della popolazione di Vigevano con indicazione delle professioni e delle bestie”, dove la struttura di classificazione si presenta alquanto semplice: nome del capo famiglia, i restanti membri della famiglia, “patria” e residenza, l’età dell’individuo e la professione.

Curiose sono le colonne dedicate a tutte le tipologie di bestiame che un fattore o un contadino poteva avere, dalle bestie bovine a quelle “mullatine” e asinine.

Arrivando a tempi più “moderni”, a partire dal 1812 al 1865, sono conservati presso il nostro archivio ben 7 censimenti, o ruoli della popolazione, in ogni caso registri che riportano varie notizie demografiche sui residenti.

Ma che dati si possono ricavare da questi registri? Chi li consulta?

Diciamo che gli usi possono essere molteplici. Alcuni utenti li utilizzano per ricostruire l’albero genealogico della famiglia, a patto, ovviamente, che gli avi fossero vigevanesi.

Altri compiono studi di tipo statistico per ricavare informazioni circa il numero degli abitanti, le professioni, l’età media, i nuclei famigliari, etc.

Altra domanda spontanea potrebbe essere: come si consultano?

Alcuni censimenti sono dotati di elenchi coevi in ordine alfabetico, per altri gli elenchi sono stati realizzati dal personale dell’Archivio Storico; uno, quello del 1865, è dotato di schedine personali che rimandano al volume relativo allo stato di famiglia.

Nella maggior parte dei casi però, occorre armarsi di molta pazienza e sfogliare accuratamente  le pagine del singolo registro.

Particolare è la struttura del registro del 1858 suddiviso in 4 Tomi che fa riferimento alle “sezioni” in cui la Città era stata divisa, dal centro alla periferia con le sue cascine, considerate piccoli nuclei separati dalla Città.

Dalle ricerche sui censimenti sono emerse delle note curiose, come quelle sull’onomastica, ovvero lo studio dell’origine e della frequenza di nomi e cognomi ancora oggi ricorrenti.

Frequenti i nomi della tradizione religiosa o classico-rinascimentale, ma risultano anche sporadici e inusuali come “Napoleone”, data l’epoca.

Riguardo ai cognomi venivano elencati quelli dei capo famiglia, spesso accompagnati dalla generica località di nascita (Genovese, Lomellina etc), utile per ulteriori informazioni per la ricerca.

É bene precisare che la scrittura dei cognomi è spesso imprecisa: cambio della vocale finale, esempio Piccolino e Piccolini oppure nel caso di cognomi composti se ne indica uno solo, esempio Rodolfo da Rodolfo Masera o abbreviato per l’influenza del dialetto, esempio Rosso Casè invece di Rosso Caselli.

Ancora oggi sono presenti in città cognomi che dallo studio dei vecchi censimenti risultano provenienti dalle frazioni, come i Garini e i Piccolini diffusi alla Sforzesca  e i Bocca ai Piccolini.

Altra nota interessante sono i cognomi della gente “nova”, ovvero i forestieri, come i Sala da Cassolnovo e i Roncalli e Negroni dal bergamasco.

Interessanti sono anche i soprannomi, per i mendicanti, segnati sul registro con il nomignolo conosciuto da tutti (es. Sordina per i sordi o “bozzo” per quello offeso al capo).

Testi consultati per la stesura di questo articolo (consultabili presso la nostra struttura)

N.Rognoni Beolchi, Il “Libro dei focolari” di Simone del Pozzo, supplemento a “Viglevanum” anno 1996

M.Epis,  Vigevano Napoleonica. Società e popolazione attraverso il “ruolo” del 1812, tesi di laurea Università degli Studi di Milano, a.a 1989-90

Rubrica curata dall’Archivio Storico di Vigevano

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