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Vigevano Sovrapposta

CORSO PAVIA, VIA DEL CARMINE, VIA SAN GIACOMO – Part. 2ª

La zona a destra del “Ponte della Giacchetta”, conosciuta come rione del Carmine, è il frutto dell’urbanizzazione iniziata nella seconda metà dell’Ottocento, ma definita nella prima metà del secolo successivo, con la realizzazione di un tessuto urbano ortogonale, composto da edifici residenziali e produttivi, quest’ultimi sorti con lo sviluppo dell’industria calzaturiera di inizio Novecento.

Dalla seconda metà del Novecento diversi interventi residenziali hanno ridefinito l’aspetto della zona con la sostituzione di spazi aperti e vecchi edifici con nuove costruzioni tra i quali diversi palazzi condominiali. In particolare quello che affaccia sull’incrocio, ad angolo con via del Carmine, è frutto della demolizione fatta nel 1961 dell’eclettica villa Adito del 1902-5, mentre quello sull’altro lato della via, sorto su un’ortaglia a fianco del naviglio, è del 1970.

La via del Carmine è un asse commerciale caratterizzato dalla presenza della chiesa dedicata a Santa Maria del Carmine, situata a metà della via, sul lato sud, fiancheggiata a destra da una strada e posta frontalmente a via Riberia. Questa via conduce al centro cittadino e fino alla prima metà dell’Ottocento era interrotta dalla “Porta di Mortara”, posta nelle mura dei Terraggi ancora presenti nella parte ovest di via Riberia.

In origine dedicata a Santa Margherita, la chiesa del Carmine fu realizzata all’inizio del Cinquecento, dopo la demolizione voluta da Ludovico il Moro di quella quattrocentesca, che si trovava poco distante, per la realizzazione dei Terraggi. La forma attuale è frutto della ristrutturazione eseguita all’inizio del Seicento per volere della confraternita del Carmine, fondata nel 1602. Il campanile è del 1661 mentre la facciata fu edificata nel 1732 e si presenta scandita da lesene e divisa da una fascia orizzontale con frontone ricurvo e adorna al culmine da statua della Madonna del Carmine tra due Angeli e quelle di Santa Margherita e Santa Teresa ai lati.

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La via del Carmine termina con un incrocio ad accessi sfalsati. Da destra scende la via dei Mulini, il cui sbocco è caratterizzato dalla presenza della settecentesca chiesetta del Santo Crocefisso e del Mulino della Resega costruito nella seconda metà del Quattrocento, così detto per l’originaria destinazione a segheria. Di fronte, ma con l’asse decentrato sulla destra, converge via Rossini, anticamente conosciuta come “Dosso Baraglia”. A sinistra si sviluppa via San Giacomo.

La non ortogonalità dell’incrocio è dovuta al fatto che il mulino, composto fino agli anni Trenta da due edifici, è situato frontalmente a via Rossini e il collegamento era dato da un piccolo ponte sulla Roggia Vecchia che scende da via dei Mulini e prosegue in via San Giacomo. Con il riassetto viario del 1845 e l’allargamento di via dei Mulini, il ponte fu ricostruito frontalmente a via del Carmine lasciando uno slargo a servizio del mulino stesso.

Negli anni Trenta del Novecento l’edificio del mulino a destra della roggia fu demolito per allargare lo sbocco della strada all’incrocio e la roggia coperta su quasi tutta la via dei Mulini, sull’incrocio e su tutta via San Giacomo.

Nel corso di tutto il Novecento la via San Giacomo fu caratterizzata dall’insediamento di una grande fabbrica di calzature. Un primo edificio industriale fu costruito nel 1911 dall’imprenditore Andrea Ghisio in fondo alla via, all’incrocio con via Madonna degli Angeli. Venne in seguito realizzata una costruzione neo medioevale con torre merlata, che domina il paesaggio ancora oggi. Atri ampliamenti ci furono negli anni Venti fino al fallimento di questa azienda di calzature avvenuto nel 1927. Successivamente le strutture videro lo sviuppo di una nuova attività con la società URSUS fondata nel 1932.

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Gli edifici dell’ex calzaturificio Ghisio furono acquistati nel 1932 dalla società Ursus Gomma , fondata l’anno prima dagli imprenditori Bertolini, Masseroni e Magnoni, quest’ultimo uscito dalla società pochi anni dopo. La nuova società iniziò la produzione di calzature di tela e gomma a cui seguì, dal 1934, quella di stivali di gomma. Il complesso industriale venne da subito ampliato con l’apporto dell’architetto Rota, prima con nuove strutture produttive su via Madonna degli Angeli e quindi nel 1938 con gli edifici su via San Giacomo, cui venne abbinato un altro immobile, con fronte in stile “fascista”, sul lato opposto della strada. Con la fine degli anni Trenta la produzione si estese a nuovi settori tecnici come pneumatici e camere d’aria per cicli e moto.

Nel 1955 iniziarono le prime difficoltà economiche e nel 1958 l’azienda venne rilevata da un gruppo finanziario. Nel 1982 l’Ursus cessò la produzione e nel 1989 fu messa in liquidazione. L’area del complesso industriale venne acquistata dal Comune nel 1997 e ceduta a un operatore privato nel 2000, in cambio di spazi e interventi pubblici. Fu così attuato un ampio intervento edilizio con il recupero funzionale degli spazi antichi, la ristrutturazione delle strutture produttive storiche e la costruzione di nuovi edifici residenziali negli ambiti di scarso valore storico monumentale.

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Vigevano Sovrapposta di Mario Castellani – Ciost Edizioni
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