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Vigevano

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I Tesori nascosti dell'Archivio

Il Cimitero di Vigevano

L’argomento di oggi è in “sintonia” con il mese di novembre; infatti intendiamo parlare delle origini del Cimitero di Vigevano.

Sappiamo che fin dall’epoca altomedievale le chiese venivano utilizzate come luogo di inumazione. A Vigevano esistevano almeno 2 chiese: una era la pieve di S.Ambrogio, l’attuale Cattedrale, l’altra era collocata in castello e oggi è scomparsa.

Di quest’ultima, intitolala S.Maria in Castro, ci parla lo storico vigevanese Simone del Pozzo nel XVI secolo, ricordando che in essa il giorno di Ognissanti venivano organizzate delle celebrazioni per commemorare i defunti, fino a che non fu Ludovico il Moro a demolirla in occasione dei lavori di ampliamento del Castello.

In ogni caso la chiesa principale era fin dall’inizio S.Ambrogio, che conteneva inumazioni di privati all’interno e all’esterno chiuso da un perimetro cintato.

Fu poi nel corso del tempo che si decise che le inumazioni dovessero avere luogo oltre che nella chiesa di Sant’Ambrogio, anche in altre chiese già esistenti, come ad esempio nella chiesa di San Dionigi.

In materia di sepoltura, un’altra realtà esistente a Vigevano furono i lazzaretti, luoghi posti fuori dalla zona abitata della città in cui venivano collocate le persone affette da gravi malattie come peste e lebbra e messi in isolamento.

Fu durante l’epidemia di peste del 1629-30 che il Comune di Vigevano decise di collocare i defunti colpiti da tale morbo, in una zona “fora Porta Ducale” non molto lontano dal Ticino.

Il Lazzaretto prese diversi nomi tra cui “Lazzaretto di S. Sebastiano” in occasione della creazione nel 1630 di una piccola chiesa campestre dedicata a questo santo.

Il fattore importante fu il fatto che il lazzaretto di San Sebastiano, caduto in disuso una volta cessato il periodo d’epidemia, fosse rimasto nella memoria collettiva della popolazione di Vigevano e ricordato come luogo di sepoltura. Non a caso, quando si decise di erigere un cimitero “extra moenia” venne naturale pensare di collocarlo proprio in questo sito.

Bisogna arrivare al ‘700 per poter avere un drastico cambiamento sulle nuove normative in materia cimiteriale, date le condizioni igenico-sanitarie in cui le chiese riversavano (erano frequenti le profanazioni e insopportabili fetori causati dai corpi sepolti).

Quindi si decise di spostare il luogo di inumazione dei defunti fuori dall’abitato, decisione presa per salvaguardare la salute pubblica.

Fu nel 1768 che venne creata la Congregazione di Carità, presieduta dal Vescovo di Vigevano, Giuseppe Maria Scarampi.

Tra le sue varie iniziative fu importante quella di riorganizzare il sistema delle sepolture cittadine, costruendo il nuovo cimitero urbano conosciuto come la “Rotonda di San Sebastiano”. Viene scelto, come luogo di edificazione del cimitero il vecchio Lazzaretto (come abbiamo accennato prima) attorno alla già esistente chiesa, ricostruita molto probabilmente da Scarampi.

La struttura era collocata nel mezzo di un semicerchio costituito da due bracci di arcate sotto le quali erano collocate le sepolture e all’esterno del fianco destro era collocato una piccola struttura a pianta quadrata adibita per un futuro ossario comune.

Sotto i portici venivano inumate le persone abbienti mentre nei giardinetti chiusi all’interno erano collocati i defunti delle classi più povere.

Sarà nell’Ottocento, dopo la fine dell’età Napoleonica e il ritorno sotto i Savoia, che ci sarà l’ampliamento del Cimitero Comunale, con parti aggiunte già alla precedente struttura, ovvero la Rotonda costituita dai due bracci sotto cui, come detto prima, avvenivano le sepolture ma ormai piene ed inutilizzabili.

Nota curiosa: per molto tempo fu vietata la possibilità di piantare alberi nei cimiteri, i quali con i loro frutti avrebbero insozzato un luogo destinato a una funzione sacra. Si credeva per di più che l’assenza di vegetazione aiutasse a fare ricircolo d’aria per evitare sgradevoli odori.

Tutto il contrario di come venne concepita molto più avanti la funzione delle piante, facendo diventare i cimiteri dei veri e propri giardini.

Rubrica curata dall’Archivio Storico di Vigevano

Fonte: Celsi Valeria, Storia e arte al Cimitero di Vigevano, Tesi di Laurea in Scienze dei Beni culturali, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, a.a. 2016-2017
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