Il “paradiso” di Beatrice D’Este
Il giardino pensile di Vigevano
Passeggiando per le vie del centro storico della città, superato l’arco e dirigendosi verso via Riberia, avrete tutti notato un cancello che dà accesso al retro del Castello Sforzesco; quel luogo che ora è lasciato a sé, ma che un tempo era conosciuto come il “paradiso” della giovane duchessa Beatrice D’Este.
Restituire un immagine di come fosse questo luogo d’incanto non è affatto semplice in quanto ormai scomparso da secoli; nel corso del tempo sono state però avanzate numerose ipotesi a seguito di studi e rilievi.
Il giardino pensile della duchessa era rialzato fino all’altezza di quella serie di archi tamponati, visibili da via Riberia, dove si collocava la famosa loggia delle dame. Oggi si notano ancora le bellissime colonne di marmo di Carrara lavorato. Si trovava quindi molto più in alto rispetto al livello del cortile esistente al giorno d’oggi; pare che addirittura fosse possibile dal giardino della duchessa vedere in lontananza le campagne della Sforzesca. Ai lati del giardino vi erano due corpi di fabbrica. Verso il lato della strada coperta si trovavano gli appartamenti della duchessa, essi si sviluppavano su tre piani e fonti dell’epoca vi collocavano una stanza da bagno per Beatrice, una modernità non indifferente per quei tempi; dall’altro lato invece si trovava la favolosa loggia delle dame. Qui Beatrice e le sue dame trascorrevano le loro giornate allietandosi coi passatempi dell’epoca, uno dei quali era sicuramente la creazione di nuovi abiti. Questa passione rese la duchessa celebre fino ai giorni nostri: una precorritrice della moda e simbolo della Milano rinascimentale.
La loggia, parte “femminile” del castello, era sicuramente un luogo ricco dello sfarzo tipico degli Sforza: sontuosamente arredata e affrescata, anche se purtroppo non abbiamo fonti certe che possano confermare come questo luogo realmente fosse. Questa parte si presentava come un porticato di colonne libere affacciate sul meraviglioso giardino della duchessa. Quest’ultimo si presentava come un percorso di vie in lungo e in largo che andavano formando una scacchiera e i cui percorsi erano celati da pergolati adornati da piante rampicanti. Il giardino era inoltre arricchito da viti e da piante da frutto come: fichi, pesche e prugne.
Com’era tipico dei viridarium di fine quattrocento, oltre alla ricca e curata vegetazione che valorizzava questi spazi, venivano poste anche fontane con giochi d’acqua. Pur non essendone certi, nulla ci vieta di immaginare che anche i giardini pensili della duchessa fossero arricchiti da tali adorni, considerando che la corte di Ludovico e Beatrice era una della più ricche e sfarzose a quei tempi.
Questo luogo meraviglioso fu voluto da Ludovico detto il “Moro” per la consorte Beatrice, quando questa nel 1493 diede alla luce il primogenito del duca: Ercole, chiamato poi Massimiliano in onore dell’imperatore. Il duca, pieno di orgoglio e di entusiasmo per la nascita del piccolo erede che avrebbe dato continuità al ducato degli Sforza, commissionò appunto la creazione di una parte del Castello di Vigevano dedicata alla giovane sposa.
Il Moro che a quei tempi puntava all’esibizione di sfarzo e ricchezza, che divennero segno del suo progetto politico, diede diversi impulsi per la miglioria non solo del Castello di Milano ma anche per quello di Vigevano, dove la corte trascorreva lunghi periodi.
Beatrice seppur ebbe una vita breve, morì infatti a soli 22 anni partorendo il terzogenito della coppia ducale, diede alla sua corte la possibilità di essere considerata una delle più raffinate e colte del Rinascimento italiano. Sfruttando la sua posizione di signora di una delle corti più splendide d’Italia si circondò di uomini di cultura e artisti d’eccezione come lo stesso Leonardo da Vinci. Quest’ultimo, anzi, prese parte alle nozze di Ludovico e Beatrice organizzando uno spettacolo pirotecnico sbalorditivo per l’epoca e rendendolo un tripudio di modernità. Il passaggio di Beatrice, la sua raffinatezza, intelligenza e cultura, che coltivava sin da più piccola affiancata da celebri insegnati, rese indissolubilmente la corte milanese una delle più splendenti del Rinascimento italiano.
All’apice del suo successo culturale e mondano passò a miglior vita, lasciando vedovo il Moro che si dice non superò mai il lutto. Quest’ultimo, nonostante ebbe numerose amanti e figli illegittimi, dopo la scomparsa della giovane Beatrice iniziò a trascurare gli affari a corte e in poco tempo andò incontro al declino politico ed economico. Oltre a questa ragione, che sembra frutto di un racconto romantico, giocarono sicuramente a sfavore del duca le alleanze che intrecciò nel periodo antecedente alla sua morte.
Il giardino della duchessa ebbe purtroppo, come lei, una breve esistenza. Il viridarium di Vigevano fu uno dei primi a scomparire. Già da un rilievo del 1824 si può dire con certezza che le scale che collegavano il porticato della loggia al giardino pensile fossero state eliminate. La scomparsa di questa parte del Castello di Vigevano, così come non l’abbiamo mai conosciuta, è stata frutto di un inesorabile numero di interventi che invece che proteggere questa incredibile testimonianza rinascimentale, l’hanno portata al suo declino; in particolare una serie di lavori che furono eseguiti nell’Ottocento e finalizzati alla trasformazione del castello in caserma per l’esercito regio.
Oggi di quel luogo, un tempo magico, non rimane che qualche traccia. Nel quartiere del giardino, ormai completamente scomparso, è rimasta la loggia delle dame abbandonata ad un pericoloso stato di degrado. I suoi archi e le sue colonne ben lavorate ci regalano, seppur ormai tristemente, la visione del meraviglioso luogo che fu un tempo.
Bibliografia:
Società Storica Vigevanese, “Costruire la Città, la dinastia visconteo-sforzesca e Vigevano – L’età di Ludovico il Moro”.
Frigeni Mariana, “Ludovico il Moro”.
Immagine tratta dalla pagina vigevanoneltempo.it (filmato 039 – Beatrice D’Este, la Loggia delle Dame e il mito del giardino).
Rubrica curata dall’Archivio Storico di Vigevano