Alcuni lo chiamavano “oscuro fantasma”, altri Tito… Ma il nome più usato sicuramente era “Pippo”. Di cosa si trattava? Ebbene, tra il 1943 e il 1945, il nord Italia, Lomellina compresa, furono presi di mira, durante le notti da un aereo militare, per l’appunto chiamato simpaticamente “Pippo”.
Al calar del sole, questo velivolo si manifestava, e l’unico segno della sua presenza era il sinistro ronzio di un motore d’aeroplano nel buio. Del resto, che Pippo fosse un velivolo in metallo e rivetti, nessuno lo metteva in dubbio, né tantomeno egli stesso si fece mancare di ricordare alla gente la propria natura fisica e tangibile, sganciando di tanto in tanto il proprio carico di bombe qualora la popolazione avesse dato segno di sottovalutarne il pericolo….
Spesso invece si limitava a far sentire la propria incombente presenza nel silenzio del coprifuoco notturno e questo “tacere” delle armi non faceva che alimentare l’alone di mistero circa la natura ed i reali scopi dell’oscura entità. Si diceva che sparasse alla vista di ogni benché piccola luce, e così al primo accenno di un rumore in lontananza si correva a chiudere tutte le porte e le finestre, si metteva la lucerna sotto al tavolo:mai uscire di casa, perché il tenue spiraglio di luce che fuoriusciva dalla porta socchiusa sarebbe bastato a provocare le ire del Pippo…
Addirittura non si fumava perché, si diceva allora, Pippo era dotato di speciali lenti che gli consentivano di cogliere anche il bagliore della sigaretta. Se andava bene, si rischiava una mitragliata, se andava male, una bomba… Ma ufficialmente di che bandiera era questo aereo!?
Si trattava di un velivolo degli Alleati, utilizzato appositamente di notte, in quanto dotato di un sistema radar. Il suo scopo era quello di spaventare la popolazione, e soprattutto mostrare come la neonata Repubblica Sociale Italiana, non fosse in grado di proteggere il proprio territorio. Insomma, un mezzo di propaganda carico di armi!
La sua storia terminò con la fine del secondo conflitto mondiale… e ad oggi, rimangono solo dei ricordi unici ed indelebili, di chi quelle notti è riuscito a sentire il rumore dei motori del Pippo. C’è chi ancora, quando racconta questa storia, si ritrova con la pelle d’oca…
Rubrica curata da Simone Tabarini di storiedellalomellina.altervista.org