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Vigevano

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Storia di Vigevano

Una rara collezione museale: gli arazzi sforzeschi a Vigevano

Venerdì 6 dicembre 2024 si è concluso  un ciclo virtuoso di  recupero e valorizzazione del patrimonio storico-artistico della nostra città: il ritorno in città dell’ultimo arazzo, in ordine di tempo, facente parte della collezione custodita ed esposta presso il Museo del Tesoro del Duomo di Vigevano

Una campagna di restauro , quella degli “arazzi  sforzeschi”, iniziata nel 2000  e terminata nel 2024, grazie a finanziamenti pubblici e privati reperiti nel corso del tempo. Non vi spaventate e non stupitevi del tempo impiegato;  parliamo di 7 opere in tessuto di circa 6 metri di altezza per 4 metri di larghezza ciascuna, tanto grandi quanto fragili, prodotto di un lavoro complesso di tessitura, di intrecci di fili di lana e seta che disegnano e raccontano con immagini storie epiche . Una sorta di “libro illustrato” che può essere letto e ammirato con immediatezza.

L’ultimo arazzo restaurato, “Il ritorno di Vashti”,  fa parte della serie denominata “Serie Blu”, donata nel 1534 da Francesco II Sforza, Duca di Milano, alla chiesa ducale di Sant’Ambrogio di Vigevano. Francesco II Sforza l’aveva acquistata nelle Fiandre nel periodo di grande splendore dell’arte dell’arazzo, durante il quale si manifestarono profondi cambiamenti stilistici degli arazzi fiamminghi che abbandonarono lo stile tardo-gotico in favore di un linguaggio più plastico.

Attualmente la Serie Blu è composta di sette arazzi, ma in origine i panni erano in numero superiore e venivano regolarmente utilizzati per la decorazione del Duomo durante le solennità maggiori.
Essi costituiscono una documentazione, decisamente rara in Italia, della produzione di Bruxelles negli anni precedenti al 1520, quando le manifatture della città avevano assunto un ruolo egemone per la qualità degli arazzi, ormai ricercati dai monarchi di tutta Europa.

E’ chiamata “La serie Blu” per il colore predominante sulle bordure e all’interno delle rappresentazioni.  Che cosa si racconta all’interno di queste grandi opere?  Si tratta di storie bibliche ed evangeliche che vengono ambientate però al tempo della loro creazione: abiti, suppellettili, gioielli, sfondi e aspetti naturalistici di origine cortese del  tardo gotico europeo sono riprodotti con precisione e maestria

Questa preziosa raccolta è un onore e un  vanto per il Museo del Tesoro e per la città di Vigevano, in quanto è considerata insieme alla collezione di arazzi di Trento, la  più vasta  del periodo pre-rinascimentale.

Ecco allora che quando ci si trova al cospetto di questi enormi manifesti di storia, si deve apprezzare l’opera dell’uomo, la tecnica e l’ingegno degli artigiani che li hanno realizzati e gli artigiani e tecnici del restauro di oggi che li hanno salvati e restituiti alla pubblica fruizione.  Poco importa se non si è ferrati sulle storie bibliche riportate. E’ importante, invece, goderne la bellezza e apprezzarne il valore

A noi piace chiamarli “arazzi sforzeschi” per sottolineare che appartennero a Francesco II Sforza (figlio minore di Ludovico Maria Sforza detto il Moro e Beatrice D’Este)  e che furono un suo dono, così come  opere di oreficeria e codici miniati, e da sempre custoditi nel Museo del Tesoro del Duomo; sono gli unici oggetti presenti attualmente  a Vigevano, appartenuti agli Sforza.

Visitare uno spazio museale è scoperta o riscoperta, è arricchimento.

Il museo del Tesoro del Duomo ha sede presso il Palazzo Vescovile, Piazza Sant’Ambrogio, 14

E’ aperto: sabato  15:30-19:00    domenica 14:30-18:30      Ingresso a pagamento

 

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