Vi sono inventori dimenticati… è il caso di Pietro Conti, originario di Cilavegna, classe 1796… Nasce in una famiglia di contadini, e per i suo concittadini sembrava un vero e proprio squilibrato! La sua casa, ancora presente a Cilavegna, l’abbiamo scoperta grazie a Giulio Mariani… Purtroppo versa in stato di abbandono, ed una lapide commemorativa, ricorda che li è nato e morto Pietro Conti… Ma ecco la sua storia…
Nel 1820 Pietro, decise grazie alla sue doti da inventore, sottovalutate fino a quel tempo, di costruire una “macchina per scrivere”… lo stesso Conti diceva “per star dietro alle parole di un oratore” Dopo 7 anni, si trasferì a Parigi, dove lo studio e la ricerca per “macchine da scrivere” erano accettate… Nello stesso anno, propose il suo progetto alla «Société d’encouragement pour l’industrie nationale».
Il 10 Agosto 1827, Pietro propose il Tacheografo e il tacheotipo…dalla quale un anno più tardi ottenne una sovvenzione in denaro. Purtroppo i brevetti vennero persi, e alcuni documenti, riguardanti la sua creazione, venne persa durante il terremoto di Messina… Tuttavia è stato possibile, grazie ad alcune ricerche storiche, rinvenire alcuni dati e relazioni scientifiche grazie al diario di Giuseppe Ravizza, inventore della prima macchina da scrivere.
Nel 1833 Pietro ritornò a Cilavegna, senza alcun successo, purtroppo l’epoca non permetteva lo studio e la possibilità di creare il suo progetto. Ciò comportò una caduta del suo entusiasmo. Muore nel 1856 sempre a Cilavegna, dopo che i suoi progetti non vennero riconosciuti… Solo nel 1934, il Primo Centro Studi dattilografici di Padova, prese in considerazione l’idea di Pietro Conti… A breve, nello stesso comune di Cilavegna venne esposta una lapide che commemorava l’inventore dimenticato…
Rubrica curata da Simone Tabarini di storiedellalomellina.altervista.org
